Quando sento parlare del “nervosismo dei mercati” non riesco a fare a meno di immaginare una creatura pallida e fragile con la quale bisogna sempre misurare le parole, come certi regnanti del passato, afflitti da tare genetiche per via dei troppi matrimoni tra consanguinei.
“Come va oggi il mercato?”
“È nervoso, Eminenza, molto nervoso”.
“Cercate di non turbarlo, tornerò il prima possibile”.